ALESSANDRA GIULIA 2016
- Aioria Fontana
- 22 ago
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 25 ago

Gennaio 2016.
Primo laboratorio.
Primo caos.
Tutto comincia da qui.
Alessandra Giulia arriva in treno di prima mattina. Performer dalla presenza rarefatta, quasi irreale, capace di abitare lo spazio come un pensiero che prende corpo. Negli anni diventerà un asse portante della mia ricerca visiva, una costante nella mia geografia di esperimenti e visioni.
La stanza è un salotto dimenticato in un tempo che non esiste più. Muri che sbucciano intonaco e silenzio, mobili storti presi in prestito da chissà dove, luce livida sputata fuori da un film dell'Est Europa. Alessandra non dice una parola, ma si muove. Una danza lenta, assorta, come se sapesse già cosa aspettarsi. Come se il set lo portasse dentro, da sempre.
Io no. Io ho solo la macchina. E il manuale dimenticato a casa.
Scatto. Male. Sfocato. Sovraesposto. Sottoesposto. Forse è un segno: il mondo non ha alcuna intenzione di farsi fotografare da me.
Ma l'arte, dopotutto, è uno stramaledetto gioco. Sbilenco, spietato, a volte perfino ridicolo.
E da qualche parte bisogna pur cominciare.
Gennaio 2016.
Primo laboratorio.
Primo caos.
Tutto comincia da qui.
Grazie Ale.